Non ci credo. Non ho
creduto per un solo istante alla diffusione sistematica del terrore, eppure per un momento ho avuto paura anch'io,
nonostante non guardi mai un telegiornale. Non ho la tv dal 2007 e non mi manca.
Credo di essere diventato una sorta di alieno, non conosco molti programmi o serie che sono
argomento di facili conversazioni, niente di niente. So solo che hanno
chiuso i bar. Per me il bar è la vita, il luogo dove amo trascorrere ore seduto
ad un tavolino a scrivere e farmi i fatti miei e un po’ quelli degli altri.
Avere un centro e dire la verità. Bene, la verità è che spesso la mattina, mi prende l’horror vacui a restare in
casa, così vado al bar. Fra le tazzine mi sento protetto, non ho attacchi di
ansia, non sento mordere la solitudine ed il senso di un fallimento strisciante. Ci
vuole un bel coraggio ad ostinarsi ad essere infelici. Non ho creduto
un solo istante al coronavirus. Neanche uno. So solo che dopo i
bar, hanno chiuso i parchi ed infine i giardini pubblici. Allora mi vuoi male, Stato?
Dillo. Avrei voglia di trasformarmi in una colomba bianca, e volare candida su di un ramo di un albero importante, per osservare quello che sta accadendo.
Si sta da Dio, penserei. L’aria è di nuovo respirabile, c’è più silenzio, si
può volare indisturbati. Non avrei le mani è vero, ma le ali. Potrei farmi portare dal vento su questa bolla distorta di percezione collettiva. Da quassù, vedrei con chiarezza le menti ipnotizzate degli uomini. Sciocco, svegliati! Non è tutto vero quello che ti stanno raccontando. Non lo è da decenni, figuriamoci adesso. Non è normale rinchiudere in casa tutte le nazioni per due mesi, non credi? Se fai due passi ti multano, una
corsetta ti menano. Rispetta le distanze di sicurezza dicono, e non ti azzardare a fare
una critica, complottista! Ma questa ignoranza e voglia di inquisizione,
quando si è sviluppata di preciso? Puro come una colomba, prudente come un serpente. È che
mi manca la seconda parte. Facevo bei sogni una volta. Non li ricordo più bene,
credo di essere rimasto solo troppo a lungo e col mal di pancia. Volevo guarire, ma
non ero mica malato. Facevo il mio per avere un motivo per correre come
tutti gli altri. Quando ho detto mi fermo, non ci gioco più a fare il criceto sulla ruota, ho fatto corto circuito. Era molto prima della quarantena.
Il serpente ha cambiato pelle, si è aperta in due e ha pianto lacrime di
sangue. Non ci credo comunque, non ci ho creduto fin dall’inizio.
Mi hanno detto che devo mantenere almeno un metro di distanza e
mettere la mascherina perché se non ho sintomi, magari posso essere
contagioso per gli altri. Così non ci possiamo più vedere e toccare. Cioè,
quello che facevamo già prima. Uscivamo la mattina con la maschera
da soldatino da esibire al mondo, lasciando a casa l'empatia. I corpi sono
impegnativi. Puzzano, sudano, richiedono attenzione, rispetto, un po’ di tatto
e gentilezza e la verità è che sotto una patina sottile di perbenismo, ci stiamo tutti allegramente sui coglioni. Chiedere
come stai è una frase per avviare uno scambio in chat, sì grazie bene, cosa ti serve? No, perché se ci interessasse davvero avremo bisogno
di tempo per coltivare un’amicizia. È da invadenti suonare il citofono, fare un’improvvisata fuori programma,
come ti permetti senza neanche avvisare? No, è decisamente meglio il mio cane….o
il mio gatto….loro mi vogliono bene. Però dal ramo nasce una domanda: per cosa ti svegli al mattino? Tu, dico
per cosa? Non ti sei rotto il cazzo di questa vita priva di senso? Non ti fai
un po’ di senso pure tu? Ricordi come eri da bambino? Sai ancora sognare? Io
non più molto, riesco a malapena a trasformarmi in una colomba e volare a 500 metri da casa. Oltre non riesco in questo momento, sarà la
quarantena con i suoi giri dell’isolato ad avermi ristretto il raggio d'azione. Credo che mi farò glassare la schiena e mettere qualche mandorla. E i canditi
perché a me piacciono e non mi sognerei mai di toglierli. A forza di mangiare zuccheri anche la mia colomba si è trasformata. Folli! Possibile che si sia spenta la luce del tutto ai piani
alti? Chi vi abita? Non l’uomo di certo. Siete diventati gusci vuoti. Quanta pena provo, deve essere terribile essere
posseduti. Cosa avete fatto? Quando è scappata la mano? Se vi foste trasformati
per tempo in colombe, le mani in pasta non sarebbero servite e avrebbero dato due ali anche a voi. Comunque
la saggezza popolare dice che che quando non si può volare, si corre, e quando non
si può correre allora si cammina. Alle brutte mi metto a strisciare e torno
serpente e mi addentro giù nella terra fino a farmi a pezzi. Poi l’inferno mi
risputa e ricomincio a volare. Da quassù si sente solo un rumore di fondo,
fastidioso come i brufoli da schiacciare davanti allo specchio a tredici anni. Passeranno.
La barchetta di carta
giovedì 23 aprile 2020
lunedì 6 maggio 2019
venerdì 24 marzo 2017
Diavoletti
Policarmo. Santriaco.
Questuo. Marlico. Diotrinisio. Santippo. Falaffo. Quadrusde. Sminiffico.
Camporsto. Scampinte. Masfrino. Latronte. Smercuffo. Pestroso. Bistretto.
Nirmonte. Sbulazzo. Fotraschio. Sburnante. Mascarigo. Fetroccio. Urcomino.
Orda di diavoli, io
vi invoco. Poteri della Terra, venite a me!
No, fermi tutti! Piano con certe affermazioni. Non ci credo, ma se poi compaiono per davvero, cosa dici, scherzavo? Stavo giocando? Per carità.
Come non detto. Oddio, ma chi siete? Cosa volete? No, non volevo disturbare nessuno. Ma quanti siete? 23?! Ventitré diavoletti minori. Spiritelli. Cosa volete da me? Come? Dirvi che cosa voglio. Come cosa voglio? No, no, non scherziamo per favore, non voglio niente. Dico davvero, siete stati gentili a venire, ma non voglio niente, se no voi poi volete l’anima e io non ve la posso dare. Vi ringrazio, davvero. Che ve ne fate poi? Sono quarant’ anni che la sento spingere. Lasciate perdere, ascoltatemi, lasciatela qui. È petulante, fastidiosa, non la smette un attimo. Se ve la do, poi come faccio? Come? Dite che non è l’anima che a fare questo chiasso? Chi allora? Il mio Ego!? Quello che vuole tutto il mondo ai suoi piedi e voi siete venuti qui appunto per darmelo? Che se vi do l’anima mia, lui smette di tormentarmi. Scusate perché pensate proprio a me, adesso? Niente, volete sapere cosa cosa voglio. Fama? Potere? Soldi? Sesso? Che voglio... che voglio...proprio così su due piedi. Non saprei. No, non voglio niente, grazie. Davvero! Neanche diventare famoso? Famoso!? Come famoso? Disgraziati! Tentatori maledetti. Con la gente che mi riconosce per la strada e mi chiede gli autografi? Ricco e sempre circondato da splendide donne? Voi dite che questo mi farebbe felice, che io desidero questo? Davvero credete che io sia di questa pasta? Io? Disgraziati! Via! Lontano da me. Tornate da dove siete venuti! Ma cosa sono queste? Lacrime? Bene! Visto? La mia anima piange! Grazie, grazie anima mia! Cosa? Come dite? È il mio Ego che piange? Mi sta dicendo che sono pazzo? Che potrò avere tutto ciò che ho sempre sognato. Allora, non sono questo bravo bimbo umile e disinteressato che credevo di essere? No?! Dite che la prova è il fatto che ho invocato voi invece che una schiera di angeli? Cosa dite, io l’ho fatto mille volte! Mille volte li ho invocati. E poi ora stavo giocando a inventare parole, non sapevo fossero vostri nomi! Vi chiedo scusa. Tornate da dove siete venuti però, se no… se no... ma che vuoi tu, taci! Lasciami in pace disgraziato! Non ascolto, non li voglio ascoltare. Come dici? Voglio restare un perdente per sempre? Ma cosa dici? Io non sono un perdente e poi cosa c’è da vincere? La ricompensa? Un premio per tutti gli sforzi fatti? Io sto bene così! Come sarebbe a dire che sono pieno di livore e mi racconto balle. Basta! Adesso basta! E va bene, va bene. Ok, lo confesso. È vero. Sono arrabbiato nero, contenti? Maledetti! Datemi il mondo…. Boia Faust. Fanculo tutto, fanculo tutti. Sono stufo di subire, di masticare amaro, di porgere l’altra guancia. È pieno di mediocri senza scrupoli che si arraffano tutto e io sempre a guardare. Sì, sì avete ragione voi datemi i vostri doni, sono stanco di soffrire. Non ne vale la pena. Ho dato abbastanza.
No, fermi tutti! Piano con certe affermazioni. Non ci credo, ma se poi compaiono per davvero, cosa dici, scherzavo? Stavo giocando? Per carità.
Come non detto. Oddio, ma chi siete? Cosa volete? No, non volevo disturbare nessuno. Ma quanti siete? 23?! Ventitré diavoletti minori. Spiritelli. Cosa volete da me? Come? Dirvi che cosa voglio. Come cosa voglio? No, no, non scherziamo per favore, non voglio niente. Dico davvero, siete stati gentili a venire, ma non voglio niente, se no voi poi volete l’anima e io non ve la posso dare. Vi ringrazio, davvero. Che ve ne fate poi? Sono quarant’ anni che la sento spingere. Lasciate perdere, ascoltatemi, lasciatela qui. È petulante, fastidiosa, non la smette un attimo. Se ve la do, poi come faccio? Come? Dite che non è l’anima che a fare questo chiasso? Chi allora? Il mio Ego!? Quello che vuole tutto il mondo ai suoi piedi e voi siete venuti qui appunto per darmelo? Che se vi do l’anima mia, lui smette di tormentarmi. Scusate perché pensate proprio a me, adesso? Niente, volete sapere cosa cosa voglio. Fama? Potere? Soldi? Sesso? Che voglio... che voglio...proprio così su due piedi. Non saprei. No, non voglio niente, grazie. Davvero! Neanche diventare famoso? Famoso!? Come famoso? Disgraziati! Tentatori maledetti. Con la gente che mi riconosce per la strada e mi chiede gli autografi? Ricco e sempre circondato da splendide donne? Voi dite che questo mi farebbe felice, che io desidero questo? Davvero credete che io sia di questa pasta? Io? Disgraziati! Via! Lontano da me. Tornate da dove siete venuti! Ma cosa sono queste? Lacrime? Bene! Visto? La mia anima piange! Grazie, grazie anima mia! Cosa? Come dite? È il mio Ego che piange? Mi sta dicendo che sono pazzo? Che potrò avere tutto ciò che ho sempre sognato. Allora, non sono questo bravo bimbo umile e disinteressato che credevo di essere? No?! Dite che la prova è il fatto che ho invocato voi invece che una schiera di angeli? Cosa dite, io l’ho fatto mille volte! Mille volte li ho invocati. E poi ora stavo giocando a inventare parole, non sapevo fossero vostri nomi! Vi chiedo scusa. Tornate da dove siete venuti però, se no… se no... ma che vuoi tu, taci! Lasciami in pace disgraziato! Non ascolto, non li voglio ascoltare. Come dici? Voglio restare un perdente per sempre? Ma cosa dici? Io non sono un perdente e poi cosa c’è da vincere? La ricompensa? Un premio per tutti gli sforzi fatti? Io sto bene così! Come sarebbe a dire che sono pieno di livore e mi racconto balle. Basta! Adesso basta! E va bene, va bene. Ok, lo confesso. È vero. Sono arrabbiato nero, contenti? Maledetti! Datemi il mondo…. Boia Faust. Fanculo tutto, fanculo tutti. Sono stufo di subire, di masticare amaro, di porgere l’altra guancia. È pieno di mediocri senza scrupoli che si arraffano tutto e io sempre a guardare. Sì, sì avete ragione voi datemi i vostri doni, sono stanco di soffrire. Non ne vale la pena. Ho dato abbastanza.
(Suona la sveglia)
Dio?! Ma sei tu? Sei
qui? Ma come è possibile? Che bello, Dio mio! Ho fatto un brutto sogno, un
bruttissimo sogno. Tanti diavoli che volevano la mia anima. Ma ho detto di no,
ho detto di no. No, non è vero che ho ceduto, non è vero…. Oddio, cosa ho fatto?
Dannato! Perduto per sempre...
(Suona la sveglia)
Di nuovo voi? Ma come?
Avete tutti le ali, adesso? Non capisco, non ci capisco più niente. Come siete
degli angeli? Ma non eravate diavoli? Libero? Dite che sono libero di scegliere
tutto ciò che desidero? E il senso di colpa, come la mettiamo
con il senso di colpa? Dio mi ha detto un momento fa che mi sono venduto l’anima,
sono perduto per sempre. Non era Lui?! Come non era Lui? Non era Dio quello che
mi è apparso prima? No? E chi era allora? Cosa state dicendo, adesso. Sulla
Terra è tutto al contrario? Bisogna capovolgere le cose per scoprire la verità?
Vuole che godiamo, che siamo felici? Ma allora chi era quello di prima con
tutta quella luce? Un neon... inventato dagli uomini. Un neon?! Quello vero,
dite voi, è il più luminoso di tutti voi, Lucifero, la stella del mattino? Ma no,
è il Diavolo lui, il Diavolo.
(Suona la sveglia)
Dio meno male. Aiutami
tu, ti prego. Non ci capisco più niente. Dio? Ehi Dio? Non parli più, non mi
parli più. Non può più farlo. Eh? Chi ha parlato? Chi ha parlato, adesso? La
Luce, la Luce non c’è più, si è spento tutto. Ora vedo… Un neon? Come un neon? Allora
avevano ragione, Dio… eri una Luce al neon?
(Suona la sveglia)E tu chi sei? Lucifero. Tu saresti Lucifero?! Ma... ma… ma gli zoccoli? Le corna? Non hai niente di tutto questo. Sei luminosissimo. Il più bello, il più bello di tutti.
(Suona la sveglia)
Sciaff!! Allora? Cosa hai deciso di fare? Ancora voi. Beh veramente io..non saprei.
(Suona la sveglia)
Sciaff!! Ahio. Che schiaffone. Ma chi è che me li tira?
(Suona la sveglia)
Allora? Mah…
(Suona la sveglia)
No! No! Ok..ok..mi
alzo, mi alzo basta così. Ho capito. Anzi no. Non ho capito niente. Ma ora mi
alzo che sono stufo di prendere schiaffoni. C'è un sole Luminosissimo
oggi.
venerdì 27 gennaio 2017
Mc Donald's
Questa sera sono andato
al cinema per vedere Florence con Meryl Streep. Ci sto andando più spesso
ultimamente, da quando posso esibire la mia carta VIP della 3, che mi manda
gratis a poggiare le chiappe in platea una volta la settimana. Non riesco ad
utilizzare sempre questo bonus, ma abbastanza per star dietro a ciò che esce
nelle sale. Lo scherzetto della serata però è stato, una volta giunto al cinema, scoprire che Florence non era più in programmazione. Mio errore di lettura
della App per carità, in compenso potevo scegliere fra un fantascientifico
Arrival di cui non ne sapevo nulla e The Founder, il film con Michael Keaton
dedicato al fondatore di Mc Donald’s. Ora, per uno che i Mc Donald’s li usa
come vespasiani quando è in giro per città, la voglia di assistere ad un pippotto sul
sogno americano mi allettava quanto una manciata di sabbia in faccia, così ho
ripiegato, o almeno volevo, sul genere fantascienza. Peccato fosse già
cominciato. Al che mi sono arreso ed ho pensato che se non sai
scegliere il film da andare a vedere consultando la App sul telefonino, è
giusto che ti tocchi Mc Donald’s. Non ne faccio una questione politica, da no
global peace and love, o meglio non solo, ma la roba che danno da mangiare a me fa davvero
schifo. Avrebbero già fallito da tempo per quanto mi riguarda. Invece c’è chi
ci porta a mangiare la famiglia la domenica e sono le volte in cui se non
faccio attenzione somatizzo. Male. Perché ho il brutto vizio in quel caso, di
giudicare il mio prossimo e neanche bene, infatti gli darei schiaffi e calci in
culo buttandoli fuori da quei posti. Il mio è amore, ma temo non compreso. Comunque dal cetriolino, a quella roba gialla (ceddar?) che cola sull’hamburger,
al pane finto che usano, mi sembra la sagra dello squallore. Quindi mi accomodo in poltroncina sereno, ma un momento prima
che inizi il film realizzo invece di essere proprio nel posto giusto, io quel film lo dovevo vedere. Un
film piacevole, bello anzi, con un Michael Keaton davvero bravo. Credo che mi
sarei divertito un mondo a fare quel personaggio. Il figlio di puttana represso
che è in me, che c’è e saprebbe essere davvero bastardo. In pratica, la storia
reale che viene raccontata è quella di un tizio che ruba l’idea, all’epoca
rivoluzionaria, di una ristorazione express che soppianta i drive in e le
lunghe attese con hamburger pronti in 30 secondi, una catena di montaggio del
panino insomma, inventata da due fratelli, brava gente, i Mc Donald’s appunto. Quando
il figlio di puttana li conosce, fiuta con merito la
potenzialità della loro invenzione e li convince ad avviare un franchising su
scala nazionale e così da rappresentante di macchine per frappé, si trasforma in uomo di affari. Il grande sogno americano. Ora la faccio breve, in poco tempo
la cosa ha un grande successo, i rapporti si logorano però, poiché il protagonista spinge
di brutto, mentre i due fratelli sono più votati alla qualità e bontà dei prodotti
offerti, piuttosto che al business. Il figlio di puttana intanto si trasforma, travolto da un grande
successo divorzia, dà il benservito alla brava donna che aveva avuto al
suo fianco fino a quel momento e si prende la moglie di un proprietario di
ristorante suo affiliato, una cagna di gran classe. E mi scuso con le cagne, quelle vere. Poi
non sazio, vuole tutto e con una manovra degna dei migliori squali,
si prende nome, baracca e burattini, liquida i fratelli promettendo con una
stretta di mano l’1% dei futuri profitti che mai elargirà, dirà la storia. La platea
intanto trasuda eccitazione, arrapata dall’intraprendenza e il
successo del protagonista. Ogni tanto vibrano mugugni goduriosi, soprattutto in
concomitanza di ogni colpo assestato ai due fratelli. Lì ho capito che forse
posso guarire la mia depressione. Mi è venuta in mente una vignetta che avevo
letto qualche tempo fa su FB che più o meno diceva: prima di convincerti di
essere depresso, guarda se per caso sei circondato da una marea di stronzi. Ma non
mi sono chiuso, per niente, ormai conosco bene i vincitori di oggi. Applaudo
ammirato anche io la superiorità di questa mentalità che segna i nostri tempi. Ho
sorriso e salutato i titoli di coda con gaio vaffanculo. Che valori di merda ci
hanno inculcato questi americani. Però, che gioia deve essere fare milioni di dollari. Avere il cervello programmato esclusivamente su come farli e se si deve passare
sopra tutto e tutti, pazienza. No? Pare di sì e quanta
ammirazione per questi numeri uno. Stasera comunque ho avuto la conferma del gran figlio di puttana che
sarei, se solo volessi. Forse anche la mia gastrite ne gioverebbe. Quasi quasi. Uscito dal cinema nevischiava, è stata una pedalata
romantica fino a casa.
sabato 7 maggio 2016
Giobia Ai Sun Nen
E poi c’è Lei. Perché accanto ad un grande uomo, c’è
sempre una grande donna. Figuriamoci vicino ad un supereroe, come Dioffa
Diapason.
Giobia Ai Sun Nen!
Padre di Shangai, mano assai ferma.
Madre di
Vercelli, dai reumatismi facili.
Giobia Ai Sun Nen!
Allergica al riso.
Votata al pianto.
Una forza che produce uragani.
Una natura inarrestabile.
Giobia Ai Sun Nen!
Precisa, lucida, espia x tutti.
Lo tsunami che non lascia scampo.
Il terrore degli angoli irraggiungibili.
Giobia Ai Sun Nen!
Generosa, piena di lividi.
Carro armato a capo di un esercito di fazzoletti di carta.
Giobia Ai Sun Nen!
Non sa volare, non sa cantare, ma sa piangere. Per tutti.
Fino a sei giorni la settimana.
Ma non il giovedì.
Se c’è bisogno, non c’è mai.
E se glielo domandi è irremovibile:
Mi dispiace ma Giobia Ai Sun Nen.
Ma dove va il giovedi?
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